Ottobre 2022
Sono in viaggio in mezzo alla Sicilia, e mi viene un’idea incredibile per un film da ambientare da queste parti. È un film con una forte componente scientifica e tecnologica, che da un lato parla di questo territorio e dall’altro parla soprattutto della fine del mondo, dei viaggi nel tempo e della salvezza dell’umanità.
All’inizio ci sono io che devo andare a Catania, in treno. Devo sbrigare una cosa di lavoro e ritornare a casa, a Palermo, il prima possibile. Nel film si percepisce questa grande necessità che mi porta a Catania in treno: una sorta di missione a cui non ho modo di sottrarmi, adesso non so di preciso che cosa possa essere, ma credo proprio che si tratti di salvare il mondo. Nello specifico devo andare a vedere se a Catania c’è lavoro, perché a quanto pare Palermo è finito, o comunque sta finendo quasi tutto. Si tratta di un tentativo un po’ disperato di andare lì in esplorazione per cercare di capire, di trovare una soluzione.
E c’è mia figlia Nina che, come tutte le volte che mi allontano qualche giorno, mi si butta al collo per salutarmi e dirmi che le mancherò. Però questa volta Nina capisce che non è come sempre: questa volta papà non va a Milano in aereo, ma va a Catania, in treno. Ci abbracciamo in lacrime e cerco di rassicurarla, sapendo io per primo che c’è davvero poco da rassicurare.
Le dico che è vero che si tratta di un viaggio lunghissimo ma che prendo il mezzo più veloce che l’umanità - almeno l’umanità su quest’isola - abbia mai avuto a disposizione: l’Intercity. E le racconto che si chiama così perchè viaggia tra le città e le collega, come fosse un’astronave tra le stelle. Lei mi chiede di prometterle che tornerò e io non so che fare e poi alla fine mi lascio andare e glielo prometto. E ci salutiamo strappandoci l’uno dall’altra e io me ne vado verso la stazione su un pick-up tutto impolverato mentre c’è Christopher Nolan che mi riprende frontale, che piango mentre guido.
Ad ogni modo parto su questo mezzo avveniristico che collega due galassie lontanissime, e durante il viaggio succede di tutto: deviazioni, buchi neri, alterazioni dello spazio-tempo, un’avventura continua. Adesso mi pare pure inutile spiegarla, si può immaginare.
Intanto Nina è sempre a Palermo. Non vedendomi tornare per cena, e non ricevendo più mie notizie (sul treno non c’è quasi mai campo), decide di iscriversi a Ingegneria. Si laurea in Ingegneria Civile, si specializza in Ingegneria dei Trasporti e fa pure un Master in Management Qualcosa, a Londra. Tutto mentre io sto ancora verso Caltanissetta dove si è scassata tutta la linea però forse ci stanno dei bus sostituivi.
Alla fine Nina diventa tipo assessora alle infrastrutture in Sicilia, le mettono le bombe sotto la macchina per obbligarla a fare il ponte sullo stretto, ma lei prima di tutto vuole farmi tornare da Catania. È tutta la vita che aspetta. E così, scontrandosi contro ogni difficoltà, dopo anni di battaglie, studi, interventi e bombe e a una settimana dalla pensione, riesce a scoprire questa complicatissima formula fisica per cui se un treno parte dal punto A può effettivamente arrivare al punto B senza che tutto questo sembri fantascienza.
Io riesco quindi a tornare a casa, sono ormai vecchio, incontro Nina che si commuove e mi commuovo pure io. Mi dice: «Papà, ce l’eravamo promesso».
E poi niente, continuiamo a piangere e il film finisce.
Io comunque evito di dirle che nemmeno a Catania c’era lavoro.